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Le mascherine chirurgiche sono una cosa seria, non si possono ordinare dal sarto, come capi d’abbigliamento

15 Marzo 2020 - 10:02 Juanne Pili
Perché non dovreste usare delle mascherine fai da te, e quando vi servono davvero quelle regolamentari

Per chi avesse fretta lo chiariamo subito: come da noi ripetuto numerose volte, le mascherine servono ai malati per non infettare gli altri, non è dimostrata alcuna utilità di protezione individuale per chi le indossa. Il problema è ovviamente molto attuale, a causa della pandemia di Covid-19 che ha duramente colpito il nostro Paese.

Anche se consigliate con le migliori intenzioni, ragionando come se fossimo già infetti senza saperlo, quelle auto-prodotte possono aver ragion d’essere in casi di estrema necessità, come sarebbe avvenuto recentemente in un ospedale pugliese, dove gli operatori sanitari hanno riciclato delle lenzuola monouso per produrre mascherine, definite da alcuni «riutilizzabili».

Ci sono anche professionisti, come una sarta di Gallipoli, che recentemente ha confezionato numerose mascherine riciclando dei tessuti. In teoria avere qualcosa come una fazzoletto che ripara gli altri da starnuti e tosse è già meglio di niente. Qui però ci chiediamo se effettivamente è sensato munirsi di mascherine non regolamentari.

Mascherine donate da una sarta

Alice Ravizza, del Politecnico di Torino, ingegnera biomedica ed esperta delle relative normative e certificazioni, spiega a Open perché farsi le mascherine da sé non è proprio una buona idea.

«Sono capi d’abbigliamento da indossare sul viso – spiega Ravizza evidenziando che comunque non si tratta di atti illegittimi, quanto inutili – le mascherine per la protezione si dividono in due grandi categorie: quelle chirurgiche e i respiratori». 

«Le mascherine chirurgiche vengono vendute dopo una autorizzazione basata sulla direttiva medicale – continua l’esperta – Infatti sono registrate al Ministero della salute. I respiratori sono invece registrati come dispositivi di protezione individuale. Fanno quindi parte della stessa legislazione che regolamenta ad esempio le scarpe infortunistiche, gli elmetti, eccetera».

Riciclate in un Ospedale da lenzuoli monouso e «riutilizzabili»

Ci sono però casi di necessità, in cui le mascherine vengono prodotte dagli stessi operatori sanitari, questo dovrebbe garantire una produzione e un uso più corretto del mezzo. La mascherina dovrebbe poi essere “usa e getta”, come sembra suggerire l’Oms, mentre si legge anche della possibilità di riutilizzarle. Magari quelle in tessuto potrebbero essere “bollite” o rese sterili in altro modo.

«Dopo che tu l’hai bollita se non è andata in mille pezzi dovrebbe essere sterile, o almeno molto più pulita – spiega Ravizza – Questo però non significa che ti protegga. Per proteggerti deve filtrare l’aria che arriva dall’esterno entrando nella bocca. Ma tali oggetti non sono fatti a questo scopo».

Qui il punto semmai sarebbe quello di proteggere gli altri, partendo dal presupposto di essere inconsapevolmente infetti. «Per proteggere gli altri – continua l’esperta – quelle che vengono normalmente indossate sono le mascherine chirurgiche». 

«Quel tessuto di cui sono fatte ha superato dei test specifici, dove si va a vedere se un eventuale contaminante (per esempio batterio o virus), che sta da una parte della stoffa, non riesce ad attraversarla e uscirne. Le mascherine chirurgiche regolamentari sono effettivamente un’idea intelligente per evitare che parlando o tossendo si diffonda ciò che è patogeno nella gola al mondo esterno».

Fai da te e uso disinformato del mezzo

«Quando si costruiscono le mascherine di tipo medicale – conclude Ravizza – una delle attività svolte a cura di chi le vende è la valutazione del rischio di toccarsi la faccia, quindi la facilità di indossarle. Per questo motivo le mascherine sono testate per essere comode da indossare, quindi per non indurre la persona che la sta indossando a toccarsi spesso il viso per sistemarle». 

«Per questo motivo le mascherine di tipo chirurgico nella maggior parte dei casi hanno un elemento di metallo che si adatta al naso. Si tratta di una caratteristica richiesta dalla normativa tecnica medicale. Deve infatti aderire bene al viso per conservare il suo potere filtrante».

Foto di copertina: Pixabay | Esempio di mascherina chirurgica per Covid-19.

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